Donne e fumo : una combinazione funesta

Mentre il numero di fumatori è in calo, quello delle fumatrici continua ad aumentare. Nonostante il fatto che il tabagismo abbia un impatto ancora più grave sulla salute delle donne e che per loro sia più difficile smettere.

In Svizzera il 21% delle donne fuma, ossia una percentuale inferiore a quella degli uomini (27%). Inoltre, secondo gli ultimi dati di salute pubblica raccolti nel 2022,[1] questa cifra sarebbe in calo. Ma si tratta di un progresso solo apparente, dietro il quale si cela una realtà molto meno rassicurante: nella popolazione di età compresa fra 15 e 24 anni, infatti, la percentuale di fumatrici è in aumento, così come nella fascia di donne che hanno già compiuto 55 anni.

L’aumento della percentuale di fumatrici tra 1992 e 2022 va da +0.5% a +7.1%, a seconda della fascia di età,[2] contrariamente a quanto avviene per la popolazione maschile, che registra cali marcati in tutte le fasce di età. Il numero di fumatrici giovani, ossia di età compresa fra 15 e 24 anni, tocca oggi la quota record di 26%, persino superiore al 25% dei loro coetanei uomini.[3]

Questa discrepanza si riscontra in altri paesi europei. In Grecia, Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi, Regno Unito, Norvegia e Svezia, in particolare, il divario tra uomini e donne si sta riducendo.[4] Negli Stati Uniti, dal 2005 in poi la quota di donne che fumano è diminuita del 25%, rispetto al 27% per gli uomini.[5]

«Il fumo tra le donne è ancora un fenomeno relativamente recente che risale, almeno su larga scala, solo a una trentina di anni fa», fa osservare Evelyne Laszlo, tabaccologa e direttrice del Centre d’information et de prévention du tabagisme (CIPRET) di Ginevra. La prevalenza del fumo tra le donne si sviluppa quindi con un certo ritardo rispetto a quella tra gli uomini. Mentre il tabagismo ha raggiunto il suo apice tra la popolazione maschile già diversi decenni fa, questo non è ancora il caso tra la popolazione femminile.

Nei paesi emergenti, dove fino a poco tempo fa il fumo tra le donne era disapprovato o addirittura vietato, il numero di fumatrici sta iniziando ad aumentare. Ora tra i giovani che vivono in Mozambico o in Argentina si contano più fumatrici che fumatori.[6]

«Poiché ci vogliono circa 30 anni dalla prima sigaretta al picco di mortalità legato al fumo, gli effetti del crescente consumo di tabacco tra le donne cominciano appena appena a farsi sentire», commenta Regina Dalmau, presidente di un’organizzazione spagnola attiva nella prevenzione del tabagismo. Oggi negli Stati Uniti il tabacco uccide circa 200’000 donne, una cifra in aumento, mentre è in calo da diversi anni tra gli uomini.[7]

A questo si aggiunge il fatto che le donne sono maggiormente esposte al fumo passivo poiché, pur non fumando, sono sovente confinate in economie domestiche dove vivono invece persone che fumano. 64% delle persone che muoiono a causa del fumo passivo sono donne.[8]

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Impatto sulla salute

L’organismo femminile reagisce al fumo in modo diverso. «Le donne che fumano hanno più problemi cardiovascolari rispetto agli uomini», spiega Regina Dalmau, che è anche cardiologa. Il sistema vascolare femminile e i suoi meccanismi funzionano in modo diverso. Le donne corrono un rischio maggiore che si formino coaguli di sangue, all’origine di trombosi, ictus, infarto o malattia arteriosa periferica».

Uno studio concernente 2.4 milioni di persone che fumano ha dimostrato che, rispetto agli uomini, per le donne il rischio di malattie cardiovascolari è del 25% più elevato.[9] Inoltre, spiega Regina Delmau, le donne tendono a sviluppare questi disturbi in età più giovane, e anche se fumano solo un numero ridotto di sigarette al giorno.

Per le donne che prendono un anticoncezionale orale, la combinazione con il fumo può rivelarsi fatale, soprattutto per quelle che hanno più di 35 anni. «Il rischio di un incidente cardiovascolare è moltiplicato per 26, probabilmente a causa dell’interazione tra gli estrogeni della pillola e il sistema di coagulazione dell’organismo femminile», aggiunge Evelyne Laszlo.

Le donne hanno anche maggiori probabilità di soffrire di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), che le colpisce in età più giovane e in modo più grave rispetto agli uomini.[10] Si pensa che ciò sia dovuto in particolare al fatto che le donne hanno polmoni e vie respiratore più piccoli, oltre che a un flusso espiratorio più potente.[11]

Anche il comportamento delle fumatrici è diverso da quello dei fumatori: le donne fumano a boccate più brevi, ma più numerose. Di conseguenza, tra 1980 e 2000 il tasso di mortalità per BPCO tra le donne è aumentato del 291%, rispetto al 60% tra gli uomini.[12] Oggi negli Stati Uniti muoiono di BPCO più donne che uomini.

A questo si aggiungono rischi che riguardano solo le donne, quali la maggiore probabilità di tumore al seno, al collo dell’utero o alle ovaie.[13] Il fumo ha un impatto anche sul ciclo riproduttivo, poiché «può causare problemi di infertilità, accelerare l’inizio della menopausa, aumentare il rischio di osteoporosi e comportare pericoli durante la gravidanza», spiega Evelyne Laszlo.

Si stima che tra il 7 e il 10% delle donne incinte continui a fumare, e ciò malgrado la nicotina aumenti il rischio di aborto spontaneo, gravidanza extrauterina, parto prematuro, anomalie congenite (ad es. labiopalatoschisi), disturbi visivi, difficoltà respiratorie e sindrome della morte improvvisa del lattante.[14]

Smettere di fumare

Le donne non sono uguali agli uomini nemmeno quando si tratta di smettere di fumare. «Per quanto riguarda il desiderio di liberarsi dalla sigaretta o il numero di tentativi necessari, le differenze sono minime», afferma Liz Klein, tabaccologa presso la Ohio University, «ma tra le donne si contano meno riuscite, soprattutto a medio e lungo termine». E il tasso di ricaduta è superiore del 31%.[15]

Come si spiegano queste differenze? «Gli uomini e le donne non fumano per le stesse ragioni», osserva Sherry McKee, professoressa di psichiatria presso la Yale School of Medicine. «Le donne fumano per controbilanciare stati d’animo negativi, quali lo stress, la depressione o l’ansia. Mentre gli uomini sono spinti piuttosto dall’effetto di incoraggiamento». Pur se meno dipendenti dalla nicotina rispetto agli uomini, le donne apprezzano particolarmente i gesti, gli odori e le sensazioni associate al fumo.

Lo conferma l’esame delle aree cerebrali che si attivano in risposta alla sigaretta. «Nelle donne è l’amigdala, ossia l’area che elabora le emozioni», spiega Sherry McKee. «Negli uomini, invece, è il corpo striato, ossia l’area che controlla la sensazione di piacere e di ricompensa».

Le donne diventano dipendenti più rapidamente degli uomini e metabolizzano la nicotina più velocemente, spiega l’esperta. «Ciò è dovuto alla presenza degli estrogeni, che favoriscono la metabolizzazione della nicotina», aggiunge. Il fenomeno è accentuato nelle donne che prendono un anticoncezionale orale o sono incinte, poiché i loro livelli di estrogeni sono ancora più elevati.[16]

Quando le donne smettono di fumare, riaffiorano lo stress e l’ansia che avevano tenuto sotto controllo con le sigarette. Questi stati d’animo sono accentuati dalla difficoltà che comporta l’uscita dalla dipendenza, ed è la ricaduta. «Molte considerano le sigarette anche come un modo per tenere sotto controllo la linea e temono di aumentare di peso se smettono di fumare», osserva Evelyne Laszlo.

Di queste differenze bisognerebbe tenere conto quando si tratta di decidere quale strategia adottare per smettere di fumare. «Le donne hanno più successo con gli approcci di tipo comportamentale», sottolinea Liz Klein. Inoltre sono meno sensibili ai sostituti della nicotina (ad es. i cerotti), che sono generalmente proposti quale primo trattamento.

Con un’eccezione, ossia la vareniclina. «Questo farmaco ha dimostrato di essere più efficace per le donne che per gli uomini», afferma Sherry McKee, che ha condotto uno studio sull’argomento. «Ma sovente le mediche e i medici mancano di informazioni e non sempre pensano di proporlo alle pazienti quale prima opzione terapeutica».

Le donne bersaglio dell'industria del tabacco

Le differenze tra uomini e donne di fronte al fumo sono da tempo sfruttate dall’industria del tabacco. Sin dagli anni Venti del secolo scorso (durante la Prima Guerra mondiale, infatti, le donne adottarono abitudini e codici maschili – pantaloni, capelli corti e sigaretta), le multinazionali del tabacco fanno leva sull’emancipazione della donna con campagne pubblicitarie rivolte in modo specifico al pubblico femminile, nelle quali la sigaretta è presentata come un segno di autonomia e potere.[17]

Nel 1929, ad esempio, in occasione della grande parata di Pasqua a New York, Great American Tobacco fece sfilare giovani donne che fumavano «torce della libertà» (ossia sigarette Lucky Strike) in segno di protesta contro il sessismo. Negli anni Sessanta, il marchio Virginia Slims – creato, in modo analogo ad altri marchi quali Eve, Misty o Capri, appositamente per il mercato femminile – adottò lo slogan «Hai fatto molta strada, bambola».

Una secondo tipo di approccio, più tradizionale, si concentrò sulla rappresentazione di ragazze snelle e attraenti, enfatizzando l’effetto della sigaretta sulla linea. «Alcuni marchi hanno persino commercializzato sigarette 'slim', il cui nome, così come la confezione assottigliata, intendevano evocare la snellezza», spiega Evelyne Laszlo. Quando Lucky Strike lanciò, negli anni Venti del secolo scorso, una campagna con lo slogan «reach of Lucky instead of a sweet» (prendi una Lucky invece di una caramella), il successo fu tale da aumentare la quota di mercato del marchio di oltre 200%.[18]

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L’industria del tabacco si orienta sempre più verso un pubblico femminile, giocando con cliché sessisti, come in queste pubblicità di due noti marchi svizzeri di sigari.

Ma poiché negli anni Settanta e Ottanta, sia negli Stati Uniti sia in Europa si iniziò a prendere coscienza degli effetti nocivi delle sigarette, per i fabbricanti giunse il momento di puntare su nuovi mercati, in particolare quelli emersi dopo la fine della Guerra fredda. I marchi L&M, Kim, Virginia Slims e Capri partirono alla conquista di paesi quali l’ex Germania dell’Est, l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Spagna post-franchista e il Giappone con pubblicità che esaltavano una donna libera e occidentalizzata.[19] In Giappone, tra 1986 e 1991 la percentuale di fumatrici passò dall’8.6 al 18.2%.[20]

In Occidente, ispirandosi alle informazioni sulle motivazioni che spingono le donne a fumare, i fabbricanti orchestrarono campagne incentrate sull’effetto calmante del fumo. «Una sigaretta per la donna in carriera, per aiutarla a rilassarsi, a restare calma quando la tensione sale, come tranquillante socialmente accettato», spiega Brown & Williamson in documenti interni nel frattempo trapelati.[21]

I marchi tradizionalmente maschili hanno lanciato versioni femminili, quali Camel N° 9, in riferimento al famoso profumo di Chanel, o il pacchetto rosso, bianco e argento di Davidoff, promosso come «l’accessorio moda definitivo».

All’alba del 21° secolo, di fronte a legislazioni nazionali che limitano in modo sempre più severo la pubblicità del tabacco, i fabbricanti di sigarette cercano ora altri modi per ampliare la loro base di consumatrici e consumatori. «Ora mirano alle popolazione femminile dell’Asia e dell’Africa, ossia un mercato praticamente vergine, visto che in questi paesi il fumo tra le donne è stato a lungo disapprovato», sottolinea Sherry McKee. Per raggiungere queste nuove clienti potenziali, in luoghi dove il tabagismo è sempre ancora stigmatizzato, dispiegano strategie molto abili. In India, ad esempio, alcuni marchi propongono persino di consegnare le sigarette a domicilio.[22]

Sui mercati occidentali, invece, cercano piuttosto di aggirare la legislazione, imponendosi in aree meno regolamentate, quali i social. «In Svizzera vi sono influencer molto seguite – penso a Melanie Winiger e a Tamy Glauser – che promuovono Iqos (nota: un prodotto di Philip Morris a base di tabacco riscaldato)», osserva Evelyne Laszlo.

Le sigarette elettroniche, inoltre, hanno aperto nuove prospettive. «Il design di questi dispositivi, gli aromi e i colori sono pensati soprattutto per un pubblico femminile», afferma l’esperta. Una strategia di marketing che sembra dare i suoi frutti: secondo i dati di salute pubblica raccolti nel 2022, in Svizzera il 6% delle donne di età compresa fra 15 e 24 anni fuma regolarmente sigarette elettroniche, contro il 3% della popolazione generale.[23]

> Il tabagismo al femminile in Svizzera: una prospettiva epidemiologica

[1] https://www.bag.admin.ch/bag/it/home/das-bag/aktuell/news/news-03-11-2023.html

[2] https://www.bfs.admin.ch/bfs/it/home/statistiche/cataloghi-banche-dati.assetdetail.28725086.html

[3] ibidem

[4] https://www.escardio.org/Journals/E-Journal-of-Cardiology-Practice/Volume-20/women-and-tobacco-a-gender-perspective

[5] https://truthinitiative.org/sites/default/files/media/files/2019/03/Truth_Women%20and%20Tobacco_FactSheet_final.pdf

[6] https://www.bmj.com/content/374/bmj.n1516#:~:text=These%20packages%20include%20not%20only,of%20policy%20making%20and%20implementation

[7] https://www.lung.org/quit-smoking/smoking-facts/impact-of-tobacco-use/women-and-tobacco-use

[8] https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)30752-2/fulltext

[9] https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(11)60781-2/fulltext

[10] https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0272523104000176?via%3Dihub

[11] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3058892/#:~:text=Women%20consistently%20show%20less%20confidence,stress%20during%20the%20cessation%20period

[12] ibidem

[13]https://truthinitiative.org/sites/default/files/media/files/2019/03/Truth_Women%20and%20Tobacco_FactSheet_final.pdf e https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3818570/.

[14] https://nida.nih.gov/publications/research-reports/tobacco-nicotine-e-cigarettes/what-are-risks-smoking-during-pregnancy e https://women.smokefree.gov/quit-smoking-women/what-women-should-know/smokings-impact-on-women.

[15] Smith PH, Kasza KA, Hyland A, et al. Gender differences in medication use and cigarette smoking cessation: results from the International Tobacco Control Four Country Survey. Nicotine Tob Res Off J Soc Res Nicotine Tob. 2015;17(4):463-472. doi:10.1093/ntr/ntu212.

[16] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3058892/#:~:text=Women%20consistently%20show%20less%20confidence,stress%20during%20the%20cessation%20period

[17] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1748294/

[18] ibidem

[19] ibidem

[20] https://assets.tobaccofreekids.org/global/pdfs/en/WT_essential_facts_en.pdf

[21] https://www.jstor.org/stable/20747788

[22] https://www.who.int/publications/i/item/9789240004849

[23] https://www.bag.admin.ch/bag/it/home/das-bag/aktuell/news/news-03-11-2023.html

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