Giornata mondiale senza tabacco 2023: il tabacco aggrava la crisi alimentare

Ogni anno si sprecano milioni di ettari di terre coltivabili e bilioni di litri d’acqua, si contamina il suolo e si abbattono foreste: per che cosa? Per coltivare tabacco. Milioni di tonnellate di tabacco – poi trasformato in sigarette, anche qui in Svizzera.

Quest’anno l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) accompagna la Giornata mondiale senza tabacco con lo slogan «Grow food, not tobacco», per evocare l’impatto deleterio della coltura di tabacco sulla salute – la nostra, quella delle agricoltrici e degli agricoltori che lavorano nelle piantagioni e quella dell’intero pianeta. Come se non bastasse, l’industria del settore fa di tutto per soffocare gli sforzi di chi cerca di sostituire il tabacco con altre colture, aggravando così la crisi alimentare mondiale.

4.3 milioni di ettari di terre coltivabili per produrre 32.4 milioni di tonnellate di tabacco

In tutto il pianeta, il tabacco occupa qualcosa come 4.3 milioni di ettari di terre coltivabili, ossia una superficie grande quanto la Svizzera. Per coltivare i 32.4 milioni di tonnellate di tabacco verde raccolti ogni anno si consumano complessivamente 22 bilioni di litri d’acqua. A titolo di paragone, per produrre 80 grammi di miscela di tabacco pronta da fumare ci vogliono in media 290 litri d’acqua, la stessa quantità che occorre, in una media mondiale, per coltivare un chilogrammo di patate.

La coltura del tabacco minaccia la sicurezza e l’approvvigionamento alimentare in diversi modi, ossia attraverso:

  1. la diminuzione di terre coltivabili, poiché nei paesi più poveri i campi di buona qualità sono sempre più sovente seminati a tabacco e, inevitabilmente, la superficie disponibile per le colture alimentari diminuisce;
  2. la mancanza di alternative, visto che, mancando mercati altrettanto forti e sicuri quanto quello del tabacco e un sostegno sufficiente da parte delle autorità per la riconversione agricola, optare per colture alternative può essere molto difficile;
  3. il degrado del suolo, che viene contaminato dalle sostanze chimiche necessarie alla tabacchicoltura e impoverito dei nutrienti di cui ha bisogno un’agricoltura produttiva; e
  4. l’intensità della coltura, poiché il tabacco richiede molto lavoro e ha tempi di maturazione molto lunghi (fino a 9 mesi) e questo rende difficile, per le piccole aziende, coltivare cibo ancora durante lo stesso anno.

Gli sforzi dispiegati dalle autorità per spingere le agricoltrici e gli agricoltori ad abbandonare le monocolture di tabacco sono ostacolati dagli elevati profitti del commercio d’esportazione. E questo nonostante il fatto che le monoculture, in particolare quella di tabacco, portino di solito ben pochi profitti alle famiglie contadine e, oltre che danneggiare gli ecosistemi, mettano gravemente a repentaglio la salute di chi vi lavora.

Il ruolo della Svizzera

In Svizzera la tabacchicoltura, pur se in diminuzione, continua a occupare 400 ettari di terre fertili, e questo nonostante sia economicamente poco redditizia e dannosa per l’ambiente. Allo stesso tempo, in Svizzera si importa ogni anno il tabacco per produrre 36 miliardi di sigarette, tre quarti delle quali sono poi esportati nel resto del pianeta.

Secondo l’OMS, circa 350 milioni di abitanti del nostro pianeta sono confrontati a un’estrema precarietà alimentare. Se nei paesi in cui vivono si passasse dalla produzione di tabacco a quella di cibo si potrebbero sfamare milioni di persone.

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Per domande e informazioni:

Luciano Ruggia, direttore

luciano.ruggia@at-schweiz.ch / 031 599 10 21

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